Animatori per feste  

Quanto guadagnano Animatori per feste  alla prima esperienza? Sappi che normalmente l’animatore turistico alla prima esperienza guadagna in media tra i 400 e i 500 euro al mese.

Richiesta di rimozione della fonte     visualizza la risposta completa su animazionelife.ch cosa deve saper fare un animatore? cosa deve saper fare oltre alle abilità relazionali e comunicative, sono certamente utili anche delle competenze più specifiche, come ad esempio la pratica di sport, le competenze musicali, teatrali, artistiche, l’uso di apparecchiature speciali come impianti musicali, luci, attrezzature di gioco e divertimento.  richiesta di rimozione della fonte  visualizza la risposta completa su lavoroturismo.it cosa sapere prima di fare l’animatore?

In generale l’animatore turistico deve conoscere bene le lingue, sicuramente l’inglese, per poter comunicare con ospiti che hanno diverse nazionalità. potrebbe essergli richiesto di conoscere alcuni giochi particolari, o di avere nozioni di danza se deve organizzare spettacoli e intrattenimento. richiesta di rimozione della fonte  visualizza la risposta completa su retecamere.it  come iniziare a fare l’animatore?

Per diventare animatore occorre in primo luogo inviare un curriculum direttamente ai tour operator che reclutano tali figure oppure alle agenzie di animazione che per conto di tour operator, albergatori ed altri operatori turistici, gestiscono le attività di animazione.  richiesta di rimozione della fonte   visualizza la risposta completa su lavorareturismo.it  cosa fare dopo la carriera di animatore?

Molti restano nell’ambiente, intraprendendo la professione di allenatore, altri diventeranno dirigenti sportivi, altri ancora apriranno scuole di calcio oppure, con quanto guadagnato, investiranno in altre attività imprenditoriali. richiesta di rimozione della fonte   visualizza la risposta completa su jollyanimation.com chi può fare l’animatore?  per diventare animatore turistico bisogna avere dei requisiti che sono di fondamentale importanza, sono richiesti: età compresa tra i 18 e i 35 anni, disponibilità a lavorare fuori casa dai 2 ai 4 mesi,  in italia e 6 mesi per l’estero, spiccate capacità relazionali, carattere socievole e capacità di lavorare in gruppo, …

Richiesta di rimozione della fonte   visualizza la risposta completa su animazioneholiday.it che titolo di studio serve per fare l’animatore? ad oggi non esiste un titolo di studio (che sia diploma o laurea) che abiliti a diventare animatore sociale, ma esistono invece dei corsi e delle qualifiche (soprattutto regionali) che vi permetteranno di intraprendere regolarmente tale professione.  richiesta di rimozione della fonte    visualizza la risposta completa su selform.it

Quali sono le competenze dell’ animatore? tra gli aspetti caratterizzanti la sua attività vi sono: l’ideazione, l’organizzazione e la gestione di interventi educativi, sociali e culturali rispondenti ai bisogni individuali; l’organizzazione di luoghi di socialità; la consulenza personale; la mediazione dei conflitti, in tutti gli ambiti in cui è possibile …

Richiesta di rimozione della fonte   visualizza la risposta completa satlantedelleprofessioni.it cosa fa l’animatore estivo? il loro compito principale è quello di coordinare, condurre e supervisionare tutte le attività ricreative dei bambini che vi partecipano. sono responsabili del benessere e della sicurezza dei partecipanti, e della creazione di un ambiente sano, sicuro e divertente.  richiesta di rimozione della fonte   visualizza la risposta completa su neuvoo.it  quanto prende un animatore al giorno?

Link Utili:

Con l’espressione animazione educativa si intende l’utilizzo dell’animazione in educazione, ovvero l’impiego dei metodi e delle tecniche ludico-espressive per realizzare dei processi educativi. In poche parole, l’animazione educativa rappresenta la traduzione del gioco in uno strumento pedagogico.
L’animazione educativa si basa sull’idea che le attività educative siano efficaci solo se vengono “animate”, proposte con “anima”, offrendo significati esistenziali, sociali, affettivi e cognitivi. Pertanto, l’animazione educativa, oltre a comprendere il concetto di divertimento (che caratterizza pratiche relative a un certo tipo di animazione, che rimanda alle vacanze, al turismo, alle feste), è finalizzata al cambiamento, alla crescita, a una maggiore conoscenza e consapevolezza di sé.
L’idea di coniugare animazione ed educazione, ludicità ed istruzione, sta alla base delle esperienze dell’attivismo pedagogico che ebbe origine alla fine del XIX secolo. L’educazione attiva, secondo John Dewey, esponente principale di questo metodo educativo, doveva includere tanto il gioco quanto il lavoro, doveva tenere presenti sia gli aspetti culturali richiesti dalla società sia le caratteristiche uniche e irripetibili dei singoli allievi. Infatti, si riconosceva che il gioco, nonostante sia retto da un sistema di regole, concede agli allievi di esprimersi creativamente, in quanto essi hanno un peso nell’interpretazione o modifica delle regole stesse. Così, caratterizzando il lavoro con l’atteggiamento proprio del gioco, si cercava di dare anima al lavoro scolastico rendendolo ludico, ma non dispersivo ed evasivo.
Tuttavia, l’origine dell’animazione educativa, così com’è definita, come animazione legata ai processi educativi, che si avvalgono di metodologie e tecniche ludico-espressive per coniugare anima e azione, è molto più recente. L’animazione educativa è apparsa in Italia alla fine degli anni sessanta come forma di protesta contro una scuola tradizionale, rigida e statica, che si riteneva avesse bisogno di un intervento trasformativo, che desse anima ai contenuti e ai metodi scolastici. A tal fine occorreva valorizzare attività creative, espressive, artistiche e ludiche, soprattutto da svolgere in gruppo, promuovendo l’interazione e la comunicazione. Questa strada venne intrapresa inserendo persone esterne alla scuola, gli animatori, il cui intervento era distinto da quello dell’insegnante. Questi doveva farsi carico del processo di apprendimento, per la cui attuazione gli strumenti espressivi non erano considerati un elemento esclusivo. Infatti, si tendeva a separare il serio dal divertente, il culturale dall’espressivo.
Con gli anni l’animazione educativa si è sviluppata attraverso studi e tecniche relative al lavoro e alle dinamiche di gruppo, alle attività creative e ludiche, finalizzate a favorire la partecipazione e la cooperazione e a facilitare il processo di insegnamento/apprendimento e di crescita, veicolando messaggi educativi e significativi. In altre parole, l’animazione educativa ha soprattutto lo scopo di sviluppare le potenzialità dei ragazzi, valorizzando le loro peculiarità e al contempo la dimensione del gruppo, come luogo elettivo per costruire conoscenze e sviluppare competenze. Si tratta, dunque, di predisporre le condizioni di accoglienza, serenità, condivisione, ascolto, fiducia e aiuto reciproco, promuovendo un atteggiamento ludico non solo in ciò che si propone, ma anche nel modo in cui si fa e nel senso che se ne dà. (Wikipedia)